A Garbaoli la giornata dell’AC per la programmazione 2019-2020
Sabato 7 settembre, aprendo le finestre di Garbaoli, un sole splendente sovrastava un mare di nebbia che impediva di vedere la valle del Bormida. Sembrava lì apposta per raccontarci la nostra situazione di Chiesa: sopra c’è il Sole, c’è la Luce, ma se restiamo nella nebbia sembra di perdersi, tutto diventa fosco.
Dobbiamo alzare lo sguardo ogni tanto e come Azione Cattolica siamo convinti che insieme ci riusciamo meglio, ci aiutiamo gli uni gli altri a salire sul monte per vedere l’orizzonte e poi, tornando a valle, rimboccarci le maniche per camminare con entusiasmo: la situazione non è grigia come a volte la percepiamo.
Alla giornata per responsabili (e non solo) abbiamo riflettuto sul cammino della nostra Chiesa locale (e non solo) chiedendoci che contributo possiamo dare, ma innanzitutto che sguardo avere. Ad esempio, non vogliamo vivere l’accorpamento delle parrocchie come un’angosciosa privazione o una rassegnata presa d’atto della carenza di preti. Il cambiamento che stiamo vivendo è un’opportunità di portare il Vangelo in questo mondo, nelle nostre realtà, frenetiche, ingolfate di impegni, magari nel paese ci dormiamo solo e andiamo a lavorare, fare shopping, divertirci a decine di chilometri di distanza. Un tempo la vita si esauriva nelle nostre piccole comunità, oggi solo le radici sono lì, tutto il resto è spesso altrove. I figli studiano nel paese vicino, vanno a lavorare lontano, spesso anche all’estero, si trasferiscono. Con internet viviamo molto tempo della giornata a migliaia di chilometri di distanza e non solo mentalmente. Non è un bene né un male: è un dato di fatto col quale confrontarci. Unire le forze presenti è sperimentare che ci sono ancora persone che possono incidere, investire sul territorio: è consolante e può diventare entusiasmante.
Sabato eravamo una cinquantina di giovani, adulti e anziani, preti e laici, uomini e donne a confrontarci per chiederci come possiamo vivere la Buona Notizia nei nostri luoghi quotidiani, nelle nostre parrocchie, nelle Comunità pastorali: è stato un regalo per tutti. Al mattino la preghiera preparata dai giovani prendeva spunto dal Vangelo “dell’Effatà “(Mc 7,31-37) e il Vescovo ci ha invitati ad avere occhi e orecchie aperte, a camminare dietro Gesù anche in territori inesplorati, pagani. Poi l’intervento di Roberto Falciola, vicepresidente nazionale dei giovani negli anni 90, ha guardato al cammino di lungo periodo della Chiesa, ha messo l’accento su come oggi non è più difficile che in altri tempi, tensioni ben peggiori hanno attraversato la storia della Chiesa e hanno prodotto percorsi di nuova, spesso aperto strade di santità, ma soprattutto ci ha detto che il nostro tempo è unico, irripetibile e noi non siamo gli ultimi cristiani di una lunga storia ma siamo i “primi cristiani” per questo tempo nuovo. Come per i primi cristiani non è facile annunciare il Vangelo, senza gioia, senza ascoltare il soffio dello Spirito tutto è cupo e “l’impero” sembra soffocare ogni azione!
Il Vescovo è intervenuto con il suo tipico stile succinto incoraggiando il cammino, condividendo la sensazione che siamo su un crinale stretto, in un tempo di crisi dove occorre fare attenzione a non scivolare, capire bene dove mettere i piedi, in attesa di trovare il sentiero che ci può portare sulla strada larga dove procedere con maggior tranquillità.
La riflessione del presidente diocesano ha preso spunto dal brano guida del cammino annuale dell’AC (Mt 25 – Lo avete fatto a me) soffermandosi sulla logica dell’incarnazione, mettersi a servizio degli altri nel concreto, portare la Buona Notizia imparando a riconoscere le “buone notizie” della vita senza rincorrere quanto di effimero sembra essere “vantaggioso” ma poi ci lascia “affamati e assetati” o riduce gli altri a essere senza vestiti e oppressi da stili di vita ingiusti. Nelle nostre comunità rischiamo di non raccontarci le buone notizie che viviamo, rischiamo di cercare quanto non è cibo (il numero, l’idea di “trattenere” i giovani, il sacro fine a se stesso, l’etichetta senza sostanza che dia Vita…), piangiamo sui numeri piccoli invece di esultare per il santo regalo di quel piccolo resto che siamo, ci lamentiamo che tolgono le messe e perdiamo l’occasione di vivere celebrazioni eucaristiche “nutrienti”, che non siano una corsa contro il tempo o depressive riunioni di adulti ormai anziani. Come Associazione convintamente da tempo sosteniamo il percorso di unità che oggi le Comunità Pastorali rappresentano, attraverso il dialogo con i nostri parroci invitati a non reggere da soli responsabilità e azioni pastorali ma in un crescendo di co-responsabilità tra loro e con i laici, ricordandoci che la Chiesa è un poliedro e la gerarchia così come i laici, le associazioni, i movimenti sono tutti tasselli che la compongono.
Sul prossimo numero de L’Ancora alcune iniziative promosse dall’AC per l’anno pastorale 2019-2020 ma soprattutto l’invito a camminare con un unico cuore che non vuol dire fare tutti le stesse cose ma sentirsi fratelli sul crinale, fare formazione, pregare, dare cibo e vestiti riscoprendo la gioia di vivere la Buona Notizia del Signore Gesù.
Flavio Gotta