Così, la memoria, lo spazio, il tempo, e ancora il segno, tracciato o soltanto evocato, sono i temi, le trame che tessono il pensiero e il lavoro di Antonio Pesce, i luoghi fisici e mentali che l’artista analizza per riflettere e raccontare l’essere umano e la sua relazione con il metafisico.
Un’indagine che parte dall’esperienza individuale, dal ricordo, dalla percezione per ricodificare le complesse strutture concettuali dell’immagine. È proprio questo rapporto infinito, e ancora indefinito, tra memoria e immagine ad essere catturato nei lavori di Pesce, che attraverso l’utilizzo di legno, carta, oro, inchiostro, biacca e altri materiali comuni, costruisce le sue opere come superfici narranti, come un “teatro della percezione” necessario ad attraversare il tempo passata, per confrontarsi con il presente e guardare a possibili prospettive future.