Ai presenti ha raccontato il suo paese, in cui la libertà di pensiero, la religione, la politica, la vita delle comunità sono diventati la terra di conquista di interessi potenti e malvagi.
Il racconto di questo ragazzo che letteralmente ha rinunciato di scegliere il male (che pure era spacciato come “porta d’ingresso per il Paradiso”) è una testimonianza di speranza e un monito per le coscienze.
Oggi lavora nel nostro paese come mediatore (conosce sei lingue!), ha fondato una associazione per la libertà delle donne afgane e gira l’Italia per far conoscere la sua storia.
L’incontro è stato organizzato dalla CrescereInsieme, in vista della Giornata del Rifugiato 2019.
Maggiori particolari su L’Ancora n.19/2019