Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese

L’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese, avvenuta sabato scorso a Villa Lascaris a Pianezza, è stata una opportunità per riflettere su matrimonio e famiglia. Nel suo saluto iniziale mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente della Conferenza Episcopale piemontese, ha ribadito quanto i vescovi siano consapevoli che un «particolare discernimento è indispensabile per accompagnare i separati e i divorziati» per questo in varie diocesi piemontesi, accanto a numerose iniziative locali, sono sorti il Centro interdiocesano per i fedeli separati per le diocesi di Novara- Vercelli – Biella e Casale Monferrato, il Centro pastorale “Amoris Laetitia” a Torino, “La locanda della misericordia ad Alessandria e “L’anello perduto” per le diocesi di Cuneo e di Fossano. Rappresentano un punto di riferimento qualificato per l’accompagnamento dei fedeli, anche per quelli che desiderano intraprendere un percorso canonico per vagliare l’eventuale nullità del matrimonio. Anche se il numero di coloro che scelgono questa strada è ancora ridotto rispetto alla probabili possibilità. Nello scorso anno sono state messe in atto diversi azioni, ma non ancora in modo soddisfacente, per attuare sinergie tra le varie realtà operanti sul territorio. Guardando al futuro, Nosiglia, intravvede «un percorso in cui non mancano le difficoltà e in cui ci sono passi da compiere», ma rimane fiducioso che «non verranno meno le necessarie risorse umane, materiali e spirituali».

Nel 2017 in Piemonte i matrimoni religiosi sono stati poco più della metà di quelli civili (4472 contro 8029) e nel 2018 ne sono stati annullati 122 a fronte di 132 richieste. In tutte le province piemontesi e in tutte le diocesi che compongono la regione ecclesiastica del Piemonte e della Valle d’Aosta persiste una forte prevalenza dei matrimoni civili rispetto ai matrimoni religiosi. I dati emergono dalla Relazione sull’attività dell’anno giudiziario 2018 del Tribunale ecclesiastico interdiocesano piemontese, presentata dal vicario giudiziale don Ettore Signorile. «I numeri – ha sottolineato Signorile – risentono della forte secolarizzazione in cui vivono le nostre comunità cristiane. Si è attestata una tendenza a evitare il matrimonio, optando per le mere convivenze. Tale tendenza – ha osservato – si è così radicata da porre l’Italia al penultimo posto in Europa, davanti solo alla Slovenia». «Ma nonostante il vertiginoso calo dei matrimoni – ha aggiunto – il Tribunale, in riferimento alle domande di nullità, si mantiene sui livelli di dieci anni fa. Diminuiscono però le sentenze negative. Nel 2018 a fronte di 132 decisioni di primo grado, le negative sono state 10, pari al 7,6%. Nel 2008 le negative erano state invece il 26,9% del totale». Quanto alle cause dell’annullamento, la prima è l’incapacità consensuale per grave difetto di giudizio circa i diritti e i doveri matrimoniali (89 casi), seguita dall’incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (43 casi). Un solo matrimonio è stato annullato perché il matrimonio era stato celebrato per effetto di violenza o timore grave.

«Sono convinto – ha detto Signorile – che soprattutto l’operato del Tribunale apre alla prospettiva di un futuro oltre il fallimento, accompagnando il discernimento delle parti». Guardano a ciascuno come a un fedele e non a un cliente.

Chiara Genisio

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