“Attila sulle rive della Bormida?”
Rocchetta di Cairo. Il gruppo di cittadini di Rocchetta di Cairo Montenotte, tra cui alcuni facenti parte dello storico Comitato sorto molti anni fa per la salvaguardia dell’oasi faunistica e, poi, dell’area SIC (Sito di interesse Comunitario) che la comprende, dopo aver preso visione dei “lavori” effettuati lungo le rive del Fiume Bormida in questo recente periodo, esprime il suo più totale dissenso sulle operazioni di “manutenzione e pulizia” realizzate sul tratto cairese della Bormida e, in special modo, nella zona tutelata della Piana di Rocchetta, che hanno l’aspetto di operazioni non di normale manutenzione e messa in sicurezza, bensì operazioni di sfruttamento del territorio di tipo coloniale, e dove non paiono avere alcuna importanza le condizioni dell’ambiente che vengono lasciate alle spalle.
«L’unico sorriso, ahinoi mesto, ci viene dal pensare che, se il buon Giulio Cesare Abba volesse tornare un attimo soltanto nella sua “Val di Bormida”, difficilmente ne riconoscerebbe le sponde del fiume, e dov’erano, ove “si tuffava nei suoi pelaghetti”, neppure se si dotasse di un GPS…
L’asportazione drastica della vegetazione di ripa può trovare giustificazione solo in alcuni tratti urbani, mentre, a parere di esperti del settore, sono assolutamente inutili fuori da queste precondizioni, anzi sarebbero addirittura dannosi, sia per l’ecosistema fluviale, ma anche e soprattutto per la sicurezza stessa; fermo restando che l’idea di tentare di assoggettare la natura al volere umano resta sempre una illusoria e spesso pericolosa chimera, è ormai accertato che un corso d’acqua privo di ostacoli naturali (canalizzato) è quanto di più pericoloso esista sul piano della sicurezza idraulica; difatti i canneti presenti nel letto dei fiumi contribuiscono positivamente a rallentarne la corrente, ed è addirittura pleonastico ricordare la funzione degli alberi nel consolidamento delle sponde e che, oltretutto, con la loro possente ombra, mitigano il surriscaldamento delle pozze superstiti in regime di magra, permettendo la sopravvivenza di pesci, anfibi ed uccelli. Ci sembra che questi concetti vengano insegnati già nelle scuole elementari. Inoltre, l’alternarsi di pozze e cascatelle è fondamentale per il po- tere di autodepurazione del fiume, meccanismi – questi – imitati dall’uomo per la costruzione dei depuratori.
Sottolineiamo ancora una volta che questi lavori, che debbono comunque ritenersi una manutenzione e quindi effettuati con regole e controlli da parte delle pubbliche Amministrazione, non possono diventare di fatto operazioni di drastica spoliazione dell’ambiente naturale.
Questo non rappresenta il punto di vista di romantici ed ingenui ambientalisti, ma ha il supporto di vere e proprie autorità in materia; da ultimi, in ordine di tempo, bisognerebbe rileggere l’articolo, altamente illuminante, pubblicato su La Stampa a firma di Jacopo Pasotti, giornalista e geologo di fama mondiale, e i pareri di Francesco Comiti, docente di sistemazioni idraulico-forestali all’Università di Bolzano.
Per memoria, giova poi ricordare che l’attenzione dei Rocchettesi sulla Piana non nasce per un capriccio estemporaneo, ma è indotta e cresciuta in persone che vivono il fiume e si prodigano per la sua salvaguardia da almeno trent’anni e che con il loro impegno hanno contribuito ad accendere i riflettori sulle problematiche ambientali della Bormida. Ci piace anche pensare di aver partecipato alla loro risoluzione; infatti negli ultimi decenni, anche con la nostra attenzione, si sono sventate opere scellerate, quali la destinazione della Piana di Rocchetta a deposito delle ceneri Enel o a stoccaggio di containers. e che il riconoscimento di Sito di Interesse Comunitario si è realizzato sicuramente con la mobilitazione delle persone che avevano a cuore le questioni ambientali.
Dopo i primi interventi effettuati lo scorso anno, alcuni Rocchettesi avevano cercato con spirito collaborativo un abboccamento con l’attuale amministrazione, cogliendo però in quell’incontro un clima di gelida sufficienza nei confronti delle loro proposte, cosa poi confermata con la realizzazione di quello che noi consideriamo un ingiustificato scempio ambientale e che potrebbe avere un ulteriore seguito con i paventati interventi di rimozione di sabbia e ghiaia dal letto del fiume.
Vista nella sua globalità, poi, la sicurezza del Fiume è un tema che non riguarda solo un singolo Comune o un singolo tratto, ma va considerato sui riflessi, in questo caso tutti negativi, del tratto a valle: chissà cosa ne pensano i Deghesi e quella Amministrazione del canale, costruito di fatto a Cairo Montenotte trasformando il ruolo di polmone alluvionale della Piana, che produrrà accelerazione di deflusso, erosione e turbolenza idraulica nel loro Comune… Forse nessuno ha pensato di avvertirli, come è sempre stato, malgrado esista una Autorità di Bacino che coinvolge anche una Regione contigua.
Specie rare di uccelli che vivevano o migravano usando la Piana di Rocchetta, Occhioni, Tarabusi, Tarabusini e tanti altri non li vedremo probabilmente più, e comunque non avevano forse mai esercitato un diritto di voto che non avevano, ma i Rocchettesi, che son notoriamente di buona memoria, quelli sì, quelli torneranno al voto…».
Cesare Grosso, Roberto Meneghini, Maurizio Oniceto