Cairo M.tte

La cultura degli antichi greci e latini celebrata al liceo Calasanzio di Carcare

Carcare. In occasione della settimana della cultura classica numerose sono state le attività che hanno visto protagonisti i giovani studenti del liceo Classico e le discipline da loro predilette.

In particolare, la giornata di venerdì 30 novembre ha visto la presenza tra le mura dello storico liceo carcarese della professoressa Cresci, docente di Letteratura Bizantina presso la facoltà di Lettere di Genova.

Al mattino la docente universitaria ha intrattenuto gli studenti di V Ginnasio e I Classico sulla figura di Achille. In particolare sull’AXOS di Achille, cioè sul suo dolore persistente, la sua sofferenza derivante dal suo essere a metà strada tra due mondi, la sua parte paterna, mortale, e quella materna, divina. Egli infatti è figlio di Peleo, un eroe mortale e di una dea marina, Teti. Su questo tema si basa l’Iliade di Omero, con particolare attenzione al  cambiamento del carattere e dell’atteggiamento dell’eroe, che nell’Iliade si manifesta per la prima volta quando Agamennone strappa ad Achille il suo onore, togliendogli il suo bottino di guerra, la schiava Briseide.

L’offesa di Agamennone lo spinge a cercare conforto nella sua parte divina; la morte di Patroclo, però, e quella di Ettore, suo avversario, lo avvicinano alla sua mortalità, che lui accetterà pienamente quando Priamo, il vecchio re di Troia, lo impietosisce  chiedendogli il cadavere del figlio Ettore:  Achille, commosso dal ricordo del suo stesso padre, Peleo, che, come l’eroe sa benissimo, non potrà seppellire il corpo del figlio,destinato a morire a Troia,  accetta, finalmente, completamente la sua mortalità e pone fine alla sua ira. In questo senso Achille è davvero un personaggio tragico, dolore e cambiamento sono infatti le caratteristiche dei protagonisti delle tragedie del teatro classico greco.

Una lezione molto interessante, che ha permesso alle classi di comprendere più a fondo il contenuto dell’Iliade, e come questo poema rifletta il pensiero dei greci rispetto alla mortalità dell’uomo.

Nel pomeriggio, invece, gli alunni delle classi seconda e terza classico del Liceo Calasanzio hanno assistito alla lezione incentrata sul “Prometeo incatenato”, una tragedia attribuita ad Eschilo.

L’aspetto più interessante è stata l’azione di riflessione e attualizzazione di uno dei miti più “umani” che la cultura greca proponga. Infatti la tragedia sembrerebbe rappresentare Prometeo, che ha ingannato più volte Zeus, come paladino della giustizia e amico dei mortali perché ha donato loro il fuoco e le tecniche. Zeus sembra quindi aver condannato Prometeo ingiustamente.

Come la professoressa ha fatto notare, però, l’acquisizione delle tecniche è una delle cause dei conflitti fra uomini che non ne fanno un uso consapevole e hanno bisogno che proprio Zeus doni loro le leggi morali che consentano una serena vita in comunità.

L’attualità del “Prometeo incatenato” quindi sta nel far notare come il progresso, se non accompagnato da consapevolezza e misura, possa risultare deleterio.

Come in altre opere di Eschilo, Zeus è garante di giustizia nonostante spesso essa si presenti in forma violenta. Per la civiltà odierna è inconcepibile ma per i Greci la paura e il dolore potevano essere fonte di apprendimento.

Celeste Granata (V Ginnasio) e Alessia Riolfo (I Classico), Angela Menchise (II Classico)

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