“L’ecologia: utopia o progetto?”
Acqui Terme. Pubblichiamo un breve estratto dall’ultimo libro di Giulio Save “L’ecologia: utopia o progetto?” in libreria da qualche mese.
«Credo che nella tipica filiera di trattamento dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) la tecnologia d’incenerimento con (un certo) recupero del contenuto energetico, nonostante tutte le sue difficoltà, lacune, inefficienze, pericoli, occupi ancora, piaccia o no, un posto importante. Né buona né cattiva. Neutra come tutte le tecnologie, prima dell’applicazione. E non può essere additata, come invece succede ancora troppo spesso, quale responsabile di tutti gli avvelenamenti, di tutte le brutture e di tutte le nefandezze immaginabili. Di più, anche se generalmente si possono trovare alternative di trattamento migliori, più pulite, più efficaci, meno costose, e su queste è ovviamente preferibile orientare le scelte, è anche vero che in qualche caso, raro finché si vuole ma pur sempre reale, la termodistruzione dei rifiuti con il controllo costante e continuo delle emissioni può rappresentare un miglioramento rispetto alla situazione drammaticamente complicata che stiamo vivendo. E questo possibile caso non può essere trascurato, ma ha diritto di essere studiato e valutato senza i pregiudizi che solo l’ignoranza delle prestazioni, delle condizioni operative economiche e ambientali di un reale sistema integrato di trattamento rifiuti, può coltivare.
Consideriamo un caso eclatante, la situazione di Napoli e dintorni (anche se Roma, invidiosa del clamore, ormai è lì a un passo). Lasciare ammucchiare i rifiuti e, rinunciando ad ogni forma di termovalorizzazione, farne dei falò all’aperto (una situazione che, finalmente emersa agli “onori della cronaca”, ha anche ricevuto un nome: “terra dei fuochi”) è certamente, dal punto di vista civile ed etico, un atto delittuoso. Dal punto di vista tecnico è semplicemente un atto stupido: i falò di rifiuti producono una quantità di diossina che si può valutare in circa 1000 volte quella emessa dal più inefficiente degli inceneritori. Non ci sono motivazioni che possano giustificarlo: né il comprensibile sfinimento per un problema-rifiuti mai risolto, né l’atto di protesta contro la prospettiva di una scelta imposta, né l’ignoranza dei pericoli che la non-scelta comporta. E allora, se è pur vero che l’incenerimento è una soluzione molto imperfetta, e la mia opinione al riguardo è ben chiara, bisogna prendere atto che ci sono situazioni in cui anche quella tecnologia, applicata all’interno di un serio processo integrato, rappresenta comunque un miglioramento rispetto all’esistente, e un miglioramento non da poco!».