Tagliolo Monferrato. Vince il 44° “Marengo d’oro” per i “rossi” il “Dolcetto d’Ovada superiore 2014 – Ansè” dell’azienda agricola Alemanni Annamaria di Tagliolo.
Gli altri premiati dell’Ovadese nella Selezione speciale, col punteggio minimo di 88/100: Ca’ del Bric e Cantina Tre Castelli di Montaldo; De Marco Giovanni di Carpeneto; Ivana Francescon di Rocca Grimalda.
Diploma per i vitigni col punteggio minimo di 85/100: Badino Paola di Rocca Grimalda; Ca’ Bensi di Tagliolo; Cantina Tre Castelli di Montaldo; Cascina Bretta Rossa di Tagliolo; F.lli Facchino di Rocca Grimalda; Anfossi Romano di Molare.
“Marengo doc biologico”: riconoscimento all’azienda agricola Carlotta e Rivarola di Grillano d’Ovada.
Puntualizza Annamaria Alemanni: «Il Marengo d’oro è da sempre una splendida vetrina nonchè un importante riconoscimento, per l’azienda vincitrice e per il prodotto “Dolcetto di Ovada” in tutte le sue denominazioni, un grande vino di un grande terrttorio che deve ancora crescere.
La mia è un’azienda con un suo passato: Pino della Casa Rossa, coraggioso, di moderne ed ampie vedute, ha apprezzato la mia volontà di far crescere un’azienda che si limitava alla produzione delle uve e trasformarla in un’azienda vitivinicola a pieno titolo. Mi ha affidato la sua azienda, mi ha dato la forza e il coraggio di lottare ed investire in un progetto.
Il futuro dell’azienda invece è Chiara, mia figlia, che ha fatto la sua scelta di vita nell’azienda, come opportunità in un momento di occupazione assai difficile ma in particolare per una passione che le è cresciuta, in memoria del nonno Pino e quale riconoscimento dei sacrifici fatti dalle diverse generazioni perchè non vadano persi.
E Claudio, che da suo padre Pino ha imparato il lavoro ed a questo ha aggiunto le sue competenze e le capacità che applica con puntualità… con la supervisione di Sergio Molino, il nostro enologo, personaggio fuori dagli schemi… E poi Giorgia, l’altra figlia, che finito il percorso di studi, potrebbe anche lei dedicarsi all’azienda.
La mia convinzione di sempre è che il vino è vivo, bisogna lavorare al meglio sia sulle produzioni che sulle lavorazioni nelle diverse fasi il più possibile “naturali” ma il valore aggiunto che lo fa diventare qualcosa in più è l’amore e la passione che si riesce a trasmettere».