Acqui Terme. Il letto dei fiumi è ridotto al minimo, i torrenti sono addirittura in secca; nelle campagne la terra è spaccata dal sole o ridotta a polvere.
La valle Bormida è in ginocchio, colpita da una siccità senza precedenti: in alcuni paesi non piove da tre mesi (in compenso, ha grandinato. Ma questa è un’altra storia). La carenza d’acqua comincia a essere preoccupante, e mentre Amag e Ato6 discutono sulla richiesta di uno stato di calamità, già da due settimane, per l’esattezza dal 12 agosto, a seguito di un incontro in prefettura, era stato introdotto il razionamento idrico, per dodici ore al giorno (dalle 19 alle 7). Si tratta dei paesi che dipendono dai pozzi sull’Erro di località Gaini di Cartosio: Cartosio, appunto, e poi Castelletto d’Erro, Denice, Malvicino, Melazzo, Merana, Mombaldone, Montechiaro, Pareto, Ponti, Spigno e Terzo. Il razionamento, unito al senso di responsabilità dei cittadini, ha permesso finora di evitare l’emergenza, ma si rimane sul filo. E se continua a non piovere, sarà dura. Anche Ponzone è in difficoltà, ma in paese molti hanno pozzi privati che hanno se non altro ritardato l’emergenza. Nella mattinata di mercoledì 23 agosto il sindaco di Ponzone ha però emesso un’ordinanza che sospende l’erogazione dell’acqua dalle 21 alle 7 a partire dal 24 agosto.
Non va meglio nella Langa Astigiana: i pozzi di Cortemilia, che alimentano l’area, sono secchi: l’acqua, come in valle Erro, è razionata quasi dovunque, e in alcuni casi (Roccaverano, Vesime, San Giorgio Scarampi) è già stato necessario fare ricorso alle autobotti.
Per la prima volta, il cambiamento climatico si fa sentire in maniera evidente sul territorio, e come spesso accade in Italia, al momento dell’emergenza, il territorio si scopre impreparato. La sintesi migliore è di Vittorio Grillo, sindaco di Terzo: «È dai tempi di Bosio sindaco di Acqui che si parla di trovare soluzioni alle crisi idriche del bacino dell’Erro… ne abbiamo parlato per anni, poi Acqui si è collegata a Predosa col “tubone” e i paesi dell’Erro, credendosi al sicuro, hanno fatto cadere la questione. Sbagliando. E adesso paghiamo il conto».
E come sempre, al momento dell’emergenza, ci si mette al lavoro per trovare soluzioni (seppure tardive) al problema.
Negli ultimi giorni ne sono emerse tre. Una arriva da Ponzone, dove il sindaco Fabrizio Ivaldi ha lanciato l’idea di un raddoppio dell’invaso del Bric Berton, dove l’acqua non manca. Un progetto preliminare sarebbe pronto già dagli anni ’90, ma non si è mai concretizzato, a riprova di come sia l’emergenza la vera forza propulsiva del nostro Paese.
Una seconda ipotesi la propone ancora Vittorio Grillo: «Anni fa sono stati realizzati, a spese del Comune di Acqui 7-8 pozzi in località Filatore ai confini fra Cartosio e Melazzo, che però, dopo il collegamento al “tubone” e vista la conclusione delle crisi idriche, di fatto non sono mai stati utilizzati…
Resta da vedere se quei pozzi possano essere utilizzati, la zona adesso è tutta ricoperta dai rovi. È nostra intenzione fare presente anche questa soluzione».
L’altra opzione (ma forse, visto che i cambiamenti climatici avanzano sarebbe meglio realizzarle tutte e tre) è l’idea di allacciare la rete dell’acquedotto che serve i 13 Comuni dell’ex consorzio idrico della Valle Bormida al “tubone” di Predosa. Dopotutto, la riserva d’acqua che si estende nel sottosuolo di Predosa-Sezzadio è così estesa da poter soddisfare i bisogni di circa 200.000 persone senza troppe difficoltà.
Peccato che in quella zona qualcuno stia pensando di realizzare una discarica di rifiuti potenzialmente tossici, e che parallelamente alcune cave del sezzadiese siano state inserite nel Piano Cave per tombare lo smarino del Terzo Valico…
Proprio in difesa della falda acquifera di Sezzadio è giunto in questi giorni un forte richiamo da parte del sindaco di Acqui Terme, Lorenzo Lucchini, che ha invitato la cittadinanza e tutto il territorio a fare fronte comune per proteggere l’importante risorsa idrica. Per il sindaco, “La siccità ci dimostra che lì dove abbiamo delle risorse idriche importanti dobbiamo difenderle da tutte le possibili minacce. La Regione e la Provincia devono cambiare rotta”.
Sulla stessa linea gli attivisti ecologici: i Comitati di Base, per bocca di Urbano Taquias sottolineano che per i sindaci dei Comuni che ora invocano il collegamento al “tubone” “deve finire il tempo delle ambiguità. Fra loro ci sono persone che genuinamente e sinceramente hanno sempre partecipato alle iniziative in difesa della falda, e altri che invece, ad assemblee e manifestazioni non si sono mai fatti vedere”; contro il Terzo Valico si schiera invece Tino Balduzzi che ricorda “Il buon senso dice che salvare le falde acquifere è più importante che costruire tunnel, ma in Italia la politica dice l’opposto. Non solo: nell’alessandrino la stessa classe politica che favorisce il Terzo Valico permette che su falde acquifere vitali per la sopravvivenza della popolazione si trattino rifiuti e si realizzino pericolose discariche”.
Il dibattito prosegue. Intanto, nei prossimi giorni i 13 Comuni intenzionati a collegarsi al “tubone” potrebbero avanzare la proposta chiedendo un incontro ufficiale ad Amag, e qualcuno comincia a pensare che la siccità, insieme alla sete, stia portando un po’ di buon senso. Speriamo che la prima pioggia non lo lavi via.
M.Pr