Appello da Denice per salvare tesori d’arte
Denice. Nel piccolo paese abbarbicato sulle colline dell’acquese, c’è un vero tesoro artistico. Si tratta di affreschi scoperti all’interno della Chiesa di San Lorenzo Martire, ora in fase di restauro. Dietro l’altare maggiore è affiorata la crocifissione di Gesù. Accanto alla croce e ad un Gesù stranamente sorridente, ci sono la Madonna e San Giovanni. Accanto alla scena principale ci sono poi i segni della passione di Cristo, il suo sepolcro vuoto e una lancia, probabilmente del soldato di guardia al sepolcro, che spunta da dietro la tomba. Sul lato sinistro della piccola chiesa di San Lorenzo martire invece, sono emerse le figure di tre sante: Santa Apollonia, Santa Lucia e Santa Caterina della ruota. Nascosta dietro il portone di ingresso, infine, eliminando l’intonaco della parete, è emersa l’immagine di Sant’Agata.
Si tratta di veri e propri tesori risalenti al 1400 che Denice, paese di 170 anime, non sapeva di possedere. Almeno fino a quattro anni fa, momento in cui a causa, ma forse in questo caso si potrebbe dire “grazie”, alla caduta di alcuni calcinacci dal soffitto sono affiorati eliminando dalle pareti della chiesa uno spesso strato di intonaco.
«Probabilmente proseguendo nei lavori di recupero potrebbe emergere anche altro – spiega don Giovanni Falchero, parroco del paese – ma non disponiamo di fondi sufficienti e qui ce ne vorrebbero ancora tanti». A dare una mano al piccolo paese, oltre agli stessi abitanti (in maggioranza pensionati ma orgogliosissimi del proprio patrimonio), ci ha pensato la Cassa di Risparmio di Torino con due contributi da 28 mila e 32 mila euro, ma occorrerebbe altro. Una cifra che non è stata ancora quantificata ma che dovrebbe comprendere oltre al recupero dell’opera anche alla realizzazione di un adeguato impianto di illuminazione e riscaldamento. «Abbiamo bussato a tutte le porte possibili – aggiunge Don Falchero – ma la situazione è quella che è. La crisi c’è e non si può certo sottovalutare». Ma se questa è la realtà è chiaro che comunque, anche la speranza è l’ultima a morire e forse qualcuno può esserci disposto a dare una mano alla piccola comunità di Denice e al suo grande tesoro. Una chiesa quella di San Lorenzo Martire, donata al paese nel 1630 dall’allora feudatario.
«Era una cappella gentilizia che a causa della peste raccontata anche da Manzoni ne “I Promessi Sposi”, venne prima ricoperta da uno strato di calce per disinfettare l’area e poi da uno spesso strato di intonaco – spiega Corrado Mannarino, responsabile del recupero delle opere – praticamente si è trattato di sorta di guscio che ha protetto questi affreschi, probabilmente frutto del lavoro di più artisti con una buona mano». Quindi una vera e propria risorsa per il turismo non solo di Denice ma dell’intero acquese.
Gi. Gal.